Corpo, umano

Riflessioni filosofiche, cliniche e poetiche sull’essere incarnati

Corpo, umano (2024, Einaudi) di Vittorio Lingiardi è un testo che non si limita a indagare il corpo:lo interroga, lo ascolta, lo accompagna sul bordo delle sue molteplici fragilità. Psichiatra, psicoanalista e poeta, Lingiardi compone un’opera che si muove tra scienza, letteratura e filosofia, costruendo una specie di atlante intimo dell’esperienza. Qui il corpo non è solo un dato biologico, né metafora astratta: è la scena primaria in cui la psiche si muove e si esplora. Chi legge non trova risposte sicure ma avvicinamenti, vibrazioni, risalite dal fondo della materia vivente.

Il corpo come casa e frontiera: una fenomenologia dell’abitare

Lingiardi guarda al corpo come a una casa continuamente in costruzione, attraversata da ciò che Maurice Merleau-Ponty definirebbe ambiguità originaria: siamo corpo e abbiamo un corpo, lo abitiamo e ci sfugge. Ogni capitolo del libro resta in ascolto di questo paradosso.

Il corpo diventa frontiera, non superficie: un luogo dove l’identità si fa porosa, permeabile, incerta. Lungi dall’essere un territorio dominabile, si rivela uno spazio vissuto, complesso, dissonante. Come scrive l’autore, «il corpo è il nostro primo racconto» – una frase che ricorda una lezione della fenomenologia esistenziale, per cui la carne è la lingua dell’essere-nel-mondo.

Vulnerabilità, cura, sguardo: la clinica come etica dell’incarnazione

La formazione psicoanalitica di Lingiardi emerge nella lettura del corpo come luogo della cura e, al tempo stesso, della resistenza. La vulnerabilità non è un limite da superare, ma un modo di essere. Ogni ferita, ogni paura, ogni malattia diventa un’occasione per comprendere la struttura relazionale della vita psichica.

In questo senso, Corpo, umano si inserisce nella linea teorica che negli anni ha mostrato come la soggettività sia una condizione di dipendenza reciproca, un equilibrio instabile fra bisogno e autonomia.Il corpo è una soglia, una porta: non ci appartiene del tutto, ma è la sola via attraverso cui possiamo incontrare l’altro.

Corpo, umano

Letteratura del corpo: da Ovidio a Bachtin, dalla metamorfosi all’alterità

Uno dei meriti indiscutibili di questo testo è la sua capacità di connettere la clinica alla letteratura. Lingiardi intreccia miti, memorie, testi poetici, immagini cinematografiche: il corpo diventa un archivio culturale. Si passa dalle metamorfosi di Ovidio al corpo grottesco di Bachtin, dal corpo ferito di Frida Kahlo alla corporeità descritta da Clarice Lispector come luogo di “illuminazioni concrete”.

Questo dialogo tra arti e scienze produce un pensiero plurale: una sorta di antropologia poetica in cui l’esperienza non è categorizzata, ma restituita nella sua complessità. Lingiardi suggerisce che ogni corpo racconta più di ciò che mostra, e che la cultura non è un ornamento: è il modo in cui diamo forma alla nostra carne.

Il corpo, oggi, è al centro di mille attenzioni, ma di nessuna cura: la medicina lo scompone in oggetti parziali, la vita online lo sottrae alle relazioni toccanti, la politica lo strumentalizza.

Il corpo che ricorda: trauma, memoria, identità

Il tema della memoria – non solo psichica ma fisica – è centrale nel libro. L’organismo conserva, custodisce, archivia ciò che non sempre siamo pronti a nominare. La sua memoria è intrisa di tracce, sintomi, posture, improvvise rigidità.

Lingiardi lo sa bene:il trauma non è un evento passato, ma un presente che continua. Ciò che accade al corpo modifica la psiche; ciò che accade alla psiche si iscrive nella carne. Questa visione dialoga con gli studi più recenti sul corpo trauma ma li supera, inserendoli in una cornice più poetica e, insieme, più umana. La memoria del corpo dunque non è solo ferita: è anche possibilità di trasformazione.

Perché noi lo consigliamo

Si legge Corpo, umano per la sua lucidità affettiva: perché riesce a unire rigore clinico e sensibilità letteraria senza mai semplificare l’oggetto più complesso che abbiamo.

Lo si legge perché non offre ricette, ma domande che accompagnano: che cosa significa abitare la carne? Come possiamo ascoltarla? Che cosa ci dice delle nostre relazioni, delle nostre paure, dei nostri desideri?

Lingiardi compone un libro che è, insieme, meditazione, saggio, diario di viaggio: un invito a guardare il corpo come un territorio vivo, mobile, aperto. Un compagno silenzioso che ci precede e ci supera.

E perché ci ricorda che essere umani non è mai un fatto astratto: è un gesto della carne, fragile ma al contempo luminoso. O, per dirla con le sue parole, perché “l’unico modo per ritrovare il corpo è raccontarlo“.

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